Campo di concentramento di Fossoli
I fucilati al Poligono di Cibeno
Nel poligono di tiro di Cibeno, frazione a circa 3 km a nord di Carpi, furono trucidati il 12 luglio 1944 sessantasette internati politici del campo di concentramento di Fossoli, uomini con le esperienze più varie, di tutte le professioni, di tutte le regioni, dai 16 ai 64 anni.
Condotti sul posto in tre gruppi, furono fucilati sull’orlo di una fossa scavata il giorno prima da internati ebrei. A cose finite, la fossa comune fu colmata e mascherata, e il silenzio cadde sul fatto.
Nei ricordi di Maria Scarani il racconto dell’eccidio:
Un giorno del luglio 1944 vedemmo arrivare nel campo un gruppo di circa 250 fra partigiani e soldati che ci dissero essere in gran parte milanesi. Vedemmo che li chiamavano all’appello, poi notammo che li privarono di ogni cosa che avevano addosso e alle due di notte sentimmo delle grida strazianti nel campo: si salutavano, si abbracciavano, consapevoli com’erano che stavano per essere uccisi.
La mattina del 12 luglio li portarono nei pressi di Carpi, dove avevano scavato una grande fossa, ne uccisero 68 e poi buttarono i corpi dentro e li ricoprirono di calce viva. I partigiani si erano duramente battuti fino all’ultimo graffiando e mordendo e me ne accorsi quando i tedeschi vennero in cucina per mangiare e vidi che avevano le mani sanguinanti
e anche le loro vanghe e tridenti erano macchiati di sangue: poi sapemmo che i morti furono 68 e due soli erano riusciti miracolosamente a salvarsi, fuggendo davanti al plotone di esecuzione.
Qui sopra il racconto di Maria Scarani come scritto in www.storiedimenticate.wordpress.com
I destinati alla fucilazione erano 71, ma uno, Bernardo Carenini, fu tolto dalla lista dalle stesse SS, Teresio Olivelli si nascose durante la notte e Mario Fasoli ed Eugenio Jemina, del secondo gruppo riuscirono a sfuggire all’esecuzione, ribellandosi e dando inizio a una sollevazione dei condannati. Si noti quante anomalie caretterizzino questa strage, rispetto alle “consuete” rappresaglie naziste cui la si volle accomunare, soprattutto per la segretezza da cui fu circondata.
La stampa dell’Italia liberata diede grande rilievo all’esumazione delle vittime e alle esequie solenni il 24 maggio 1945 nel Duomo di Milano: fu forse il primo momento pubblico in cui popolazione e personalità politiche e militari si fusero unanimi nel compianto e nella condanna.
Eppure a tanta emozione non è seguita giustizia: i processi iniziati sono stati insabbiati, i fascicoli per anni nascosti nel cosiddetto “armadio della vergogna”, la strage stessa, anche se ricordata ogni anno sul luogo dell’eccidio dai familiari e da una manifestazione dell’Amministrazione comunale di Carpi, è sconosciuta al grande pubblico.
Questi i nomi dei fucilati:
- Achille Andrea
- Alagna Vincenzo
- Arosio Enrico
- Baletti Emilio
- Balzarini Bruno
- Barbera Giovanni
- Bellinp Vincenzo
- Bertaccini Edo
- Bertoni Giovanni
- Biagini Primo
- Bianchi Carlo
- Bona Marcello
- Brenna Ferdinando
- Broglio Luigi Alberto
- Caglio Francesco
- Ten. Carioni Emanuele
- Carlini Davide
- Cavallari Brenno
- Celada Ernesto
- Ciceri Lino
- Cocquio Alfonso Marco
- Colombo Antonio
- Colombo Bruno
- Culin Roberto
- Dal Pozzo Manfredo
- Dall’Asta Ettore
- De Grandi Carlo
- Di Pietro Armando
- Dolla Enzo
- Col. Ferrighi Luigi
- Frigerio Luigi
- Fugazza Alberto Antonio Fortunato
- Gambacorti Passerini Antonio
- Ghelfi Walter
- Giovanelli Emanuele
- Guarenti Davide
- Ingeme Antonio
- Kulczycki Sas Jerzj
- Lacerra Felice
- Lari Pietro
- Levrino Michele
- Liberti Bruno
- Luraghi Luigi
- Mancini Renato
- Manzi Antonio
- Col. Marini Gino
- Marsilio Nilo
- Martinelli Arturo
- Mazzoli Armando
- Messa Ernesto
- Minonzio Franco
- Molari Rino
- Montini Gino
- Mormino Pietro
- Palmero Giuseppe
- Col. Panceri Ubaldo
- Pasut Arturo
- Pompilio Cesare
- Pozzoli Mario
- Prina Carlo
- Renacci Ettore
- Gen. Robolotti Giuseppe
- Tassinati Corrado
- Col. Tirale Napoleone
- Trebsé Milan
- Vercesi Galileo
- Vercesi Luigi
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